Politiche e mafie: il caso di Eraclea. E in primavera a Caorle si vota
È passato poco più di un mese dalla prima condanna di una figura politica per fatti di mafia in questa regione.
Un fatto eclatante, passato un po’ in sordina e che merita invece una seria riflessione sul ruolo della politica nella nostra regione. Graziano Teso è stato per lunghi anni sindaco, l’unica figura istituzionale di riferimento nel maremoto delle istituzioni repubblicane di questo paese.
L’attribuzione del reato “concorso esterno” non tragga in inganno, Teso è esterno ad un’organizzazione mafiosa che la normativa antimafia costringe ad individuare perché i fatti “indossino” le fattispecie di reato – l’associazione a delinquere di stampo mafioso -, ma ad una lettura autonoma dalle esigenze giudiziarie il punto nevralgico rimane l’area grigia, composta da professionisti, imprenditori, politici, funzionari di banca e mafiosi, di cui Teso non è per nulla “esterno”, ma cardine.
La storia di Graziano Teso
Il percorso di Graziano Teso non ha nulla di straordinario o di appariscente, risulta simile a quello di tanti altri politici veneti. Teso approda alla politica in giovanissima età. Terza media, funzionario del comune di Venezia negli anni settanta, è scudiero di Luciano Falcier, uomo di punta della Dc nel Veneto orientale. Sono gli anni in cui la Democrazia Cristiana muta la sua natura trasformandosi “da partito di appartenenza religiosa – scrive il politologo Marco Almagisti – in un partito di amministratori e manager dell’impresa-Veneto sul mercato nazionale, rispecchiando e alimentando il processo di laicizzazione della società in ambito politico”. Negli anni ’80 entra in consiglio comunale ad Eraclea (dal 1985 fino ad oggi) e contemporaneamente approda in consiglio regionale come segretario di diversi assessorati regionali e dal 2000 come segretario del gruppo politico dell’Udc – Ccd.
È vicesindaco dal 1993 al 1995 e poi sindaco dal 2004 al 2011 e poi vicesindaco dal 2016. Un carattere deciso che non sempre lo aiuta: i suoi modi sbrigativi e dittatoriali cementano i malumori delle diverse opposizioni che nel 2010 si uniscono per mandarlo via ed eleggere un sindaco di centrosinistra. Sarà solo una parentesi. Avrebbe la sua inconfondibile impronta l’elezione nel 2016 del giovane Mirco Mestre – imputato per voto di scambio politico-mafioso nel parallelo processo ordinario alla camorra del Veneto orientale – grazie ad uno scarto di 81 voti.
Da Renato Chisso fino alla trasformazione “politica”
Il riferimento politico di Teso in Forza Italia è Renato Chisso, potente assessore regionale finito poi travolto – ma tutt’ora politicamente attivo – insieme a Galan nell’inchiesta sul Consorzio Venezia Nuova. Ma quando muove i primi passi ad Eraclea il suo nume tutelare è Gino Vigani, presidente di Eraclea Mare spa, la società che riunisce i proprietari delle aree del litorale e che materialmente darà vita all’agglomerato di Eraclea Mare acquistando ed edificando le aree costiere.
Da qui l’imprinting per cui il mestiere di sindaco si confonde con quello del promotore immobiliare in un intreccio inestricabile di ruoli: i “metri quadri” previsti ed edificati diventano la vera concreta conquista da dare in pasto all’elettorato. Anche qui nulla di strano: la politica, durante i lunghi decenni della crescita, è stata intesa come facilitazione del business indipendentemente dalla qualità dello sviluppo e dei suoi protagonisti.
In Veneto la politica “doveva garantire e sostenere – scrive Patrizia Messina, docente di Scienze Politiche all’Università di Padova – l’autonomia della società civile locale piuttosto che intervenire rischiando di snaturarne gli equilibri”. Con il farsi strada di un’idea di mercato e di società più competitiva ed individualistica anche la politica si è cristallizzata nella difesa di interessi privati personalistici.
Questa trasformazione della politica porta all’emergere del più crudo clientelismo e, spesso, di un vero e proprio traffico dei voti. Anche Luciano Donadio e il suo gruppo di camorra rappresentavano degli interessi. In particolare l’esigenza di Donadio era quella di disfarsi di un vecchio albergo, il Victory Hotel, e per aiutarlo nell’impresa Teso avrebbe mosso mari e monti ricevendo in cambio voti e riconoscenza. Teso appare con un ordinario politico del suo tempo e di questa terra. Il che non ci rassicura, tutt’altro.
Le elezioni comunali a Caorle
In primavera si voterà a Caorle dove all’ultima elezione amministrativa sono stati “mobilitati” dall’immobiliarista Casella decine di cittadini rumeni dipendenti del boss Luciano Donadio per eleggere il sindaco Striuli e in particolare un assessore di quella giunta.
Un appuntamento da osservare con attenzione.
Foto via unslash/Karsten Würth