Da banditi a mafiosi: la storia della Mala del Brenta vista dalla parte di chi l'ha combattuta
I fiumi sono dei fedeli compagni di vita. Mutano il territorio, lo arricchiscono e lo accompagnano. L’argine spesso è visto come punto di incontro, di socialità. Questa storia segue le sponde di uno dei fiumi più importanti d’Italia.
Il fiume Brenta nasce in Trentino Alto Adige, nel piccolo lago di Caldonazzo, attraversa la fascia prealpina, scende in Valsugana e arriva in pianura a Bassano del Grappa. Dopo di che quest’oasi lineare fluviale attraversa quella che viene definita la “Città diffusa del Veneto”, cioè una delle aree più antropizzate d’Europa. Lo fa senza però subirne a pieno l’antropizzazione, tende nel padovano ed arriva fino al veneziano.
Quella che vogliamo raccontare in questo podcast è una storia nata sulle rive di questo Fiume, una storia che però ha sconvolto il Nord-Est, facendo emergere dei tratti che ancora oggi spesso vengono nascosti. Quando si parla di Mafia in Veneto si pensa sempre sia un qualcosa che non ci riguardi, le classiche poche mele marce.
Purtroppo non è così, lo dimostra l’attualità ma lo rende ancora più evidente la storia recente. Questo podcast vuole raccontare la storia della Mala del Brenta, cioè la mafia autoctona veneta, la più potente, organizzata e violenta mafia del Nord Italia.
Vogliamo farlo non raccontando le gesta spesso romanzate di Felice Maniero, ma cercando di capire, con gli occhi di chi l’ha combattuta, come una banda di ladri di polli si sia trasformata in mafia, in un periodo in cui in Italia imperversavano terrorismo e rapimenti di persone, ed il Veneto, tra Padova, Mestre e Venezia era al centro della storia. Lo facciamo dedicando il podcast a Francesco Saverio Pavone, il magistrato grazie al quale è stato possibile unire gli eventi, riconoscendo così che lungo le sponde del fiume Brenta era nata un’organizzazione criminale di stampo mafioso. Io sono Antonio Massariolo del Centro di documentazione ed inchiesta sulla criminalità organizzata del Veneto e questo è “Da banditi a Mafiosi, la storia della Mala del Brenta vista dalla parte di chi l’ha combattuta”, buon ascolto…
EPISODIO 1
Gli inizi della banda Maniero, dalla povertà della famiglia al padre violento. In un Veneto in cui la riviera del Brenta ed il rodigino sono tra le zone più povere d’Italia e nelle case manca l’acqua potabile, si inizia ad intravedere lo spiraglio del futuro boom economico. La storia di Felice Maniero inizia così e cresce parallela alla crescita economica ed industriale del Nord-Est, una crescita fatta di doppi lavori in nero e ricchezza ostentata. Ancora oggi ci sono piccoli luoghi, borghi con pochi abitanti che però, parlando tra la gente, vengono definiti “il paese delle Ferrari”. Maniero impara a fare il bandito dal suocero, Rigato, detto il nero, ed è spronato dalla madre Lucia Carrain.
EPISODIO 2
Alla fine degli anni ’70 in Veneto c’era una grande tensione sociale e le forze di polizia erano rivolte verso la sfida al terrorismo. Dalla morte de macellaio Sabbadin all’omicidio di Gori, dall’uccisione del dirigente della DIGOS di Venezia Albanese alla nascita delle Brigate Rosse. In questo contesto nel 1979 la banda di Maniero vìola la Basilica di San Marco e ruba i gioielli della Madonna Nicopeia. Qui esce una figura che sarà poi assassinata ma è cruciale per capire l’evoluzione della Mala del Brenta: Ottavio Andrioli.
EPISODIO 3
Il 10 ottobre 1980 la Mala del Brenta mette a segno un colpo che segnerà la svolta della criminalità organizzata in Veneto. Un vero e proprio raid per fare in modo che i cambisti, cioè quei personaggi che prestavano i soldi ai giocatori del Casinò di Venezia, pagassero il pizzo a Felice Maniero. Alcuni provarono a ribellarsi…
EPISODIO 4
Negli anni ’80 nella Riviera del Brenta il numero di tossicomani era quattro volte maggiore che nelle città più grandi come Mestre e Padova. La Mala del Brenta con il business della droga si è arricchita a dismisura ma Felice Maniero porta sulla coscienza una grossa quantità di ragazzi e ragazze, uomini e donne morti per overdose. Inizialmente lo spaccio era solo di eroina anche se Maniero non aveva come obiettivo primario immischiarsi nello spaccio. Poi però, come ha dichiarato lui stesso: “la zona si stava riempiendo di meridionali, nelle case da gioco vedevamo che spacciavano e l’abbiamo fatto per opportunità. L’abbiamo acquistata e un po’ alla volta abbiamo preso in mano la zona di Venezia, Mestre, Chioggia, quasi tutta Padova fino a Pordenone”.
Alla fine Felice Maniero dichiara di aver spacciato una tonnellata di eroina e altrettanta di cocaina lungo la Riviera del Brenta, droga che inizialmente arrivava dai ”milanesi”, cioè dalla mafia riconducibile ai Fidanzati. L’altro canale diretto di approvvigionamento di droga è dalla Turchia, un uomo soprannominato Charile che gli recapita direttamente a casa la macchina mediamente piena di 50 kg di eroina. La droga e i suoi proventi però fanno gola a molti, e qui qualcuno sembra essersene approfittato…
EPISODIO 5
Si inizia l’11 novembre del 1981 con l’assassinio di Roberto Menin, amico del boss Totuccio Contorno, che per lungo tempo visse in Veneto in soggiorno obbligato. Menin viene sgozzato nella sua auto vicino a Montebello Vicentino. Il giorno dopo la morte di Menin vengono uccisi due “cambisti”: Eugenio Pagan e Cosimo Maldarella. I due vengono freddati da colpi di pistola alla testa mentre erano in un appartamentino del centro storico di Venezia.
Il 9 gennaio 1982 sparisce Gianni Barizza, il suo corpo affiorerà dalle acque del fiume Brenta solamente due mesi dopo.
Il 17 giugno del 1983 ci fu un omicidio eclatante a Eraclea, vista la portata criminale della vittima. È quello di Ottavio Andrioli, personaggio di spicco di cui abbiamo già parlato nelle scorse puntate. Il 1984 è l’anno della strage con una lunga serie di omicidi: Mario Bertocco, Gianni Cabbia, Zeno Bertin, Loris Benvegnù, Flavio Donolato. Senza contare che il 6 gennaio 1984 sparisce un personaggio chiave della Mala del Brenta: Sandro Radetich. Il suo corpo non è mai stato trovato…
EXTRA: LE INDAGINI
“Quando lo Stato decide non ce n’è per nessuno. Lo Stato decide però quando è sull’orlo, quando la gente non ne può più”.
Questa puntata affronta l’evoluzione delle indagini con l’intuizione di Francesco Saverio Pavone che ha fatto in modo di costruire un filo logico degli eventi accaduti, portando allo smantellamento della Mala del Brenta ed alla condanna per mafia.